Educare è un misurarsi con se stessi, un mettersi alla prova ogni giorno: nel campo educativo non c’è mai sosta, fino a quando dal bozzolo dell’infanzia e dalla crisalide dell’adolescenza non sarà uscita una splendida e meravigliosa farfalla in grado di volare libera e sicura.
L’educatore è esempio, guida, sostegno allo stesso tempo.
I bambini hanno bisogno di testimoni di valori, di sagge guide e di tanto sostegno morale, soprattutto quando sbagliano. Per poter guidare con successo l’educazione di un figlio occorre esercitarsi nell’arte della leadership: questa parola viene usata principalmente in ambito politico o aziendale e quasi mai in senso educativo.
Eppure credo che anche un genitore o un insegnante o un nonno dovrebbero imparare a divenire dei leader, per poter guidare con successo la relazione educativa.
I bambini e i giovani hanno bisogno di figure dotate di attributi psicologici adatti ad amministrare con dolce fermezza le leve del potere: un buon educatore sa gestire in modo adeguato la propria autorità, e soprattutto è sempre aperto al rinnovamento, al miglioramento e all’ampliamento delle sue competenza ed abilità educative, allenandosi nella palestra dell’umile apprendimento.
Si possono individuare 7 regole per essere un leader:
- guardare le cose dal punto di vista dell’altra persona
- offrire con sincerità apprezzamento e lode
- imbrigliare il formidabile potere dell’entusiasmo
- rispettare la dignità degli altri
- non assumere un atteggiamento apertamente critico
- accordare alle persone un’alta stima
- mantenere un senso di soddisfazione e di equilibrio nelle propria vita
1) Guardare le cose dal punto di vista dell’altra persona
La percezione di un evento non è mai univoca: guardare le cose dal punto di vista dell’altro è sviluppare un atteggiamento empatico.
L’empatia è la capacità di leggere fra le righe, captare le spie emozionali, cogliere il non verbale e intuire quale valore rivesta un dato evento per l’altro, senza lasciarsi guidare dai propri schemi che tendono ad attribuire un significato soggettivo.
2) Offrire con sincerità apprezzamento e lode
Secondo Berne, il padre dell’Analisi Transazionale, l’essere umano si sviluppa in modo positivo o negativo sulla quantità di “carezze” o riconoscimenti che riceve.
Più la carezza sarà valorizzante o svalutante, più la relazione sarà considerata come positiva o negativa. Così l’intensità o la colorazione piacevole o spiacevole delle nostre relazioni umane possono essere caratterizzate e misurate facendo riferimento al grado di carezze scambiate.
La peggiore delle condizioni è l’indifferenza, l’ignorare la presenza altrui. Le carezze sono il riconoscimento dato ad una persona’ sono essenziali alla vita, sono un alimento insostituibile.
Senza di esse, dice Berne, “la spina dorsale avvizzisce”.
Le carezze possono essere verbali, come le lodi o le espressioni di apprezzamento e negative, come i giudizi e le umiliazioni; e non verbali come sorrisi, sguardi di complicità, abbracci, strette di mano, baci, carezze,..ecc.
Questa sete di carezze è talmente atavica che è stato dimostrato che un individuo preferisce ottenere carezze negative piuttosto che non riceverne.
Un buon leader sa dispensare apprezzamento e lode con sincerità e onestà: è fondamentale che un genitore divenga consapevole dell’importanza delle “carezze” e degli affetti che possono produrre.
3) Imbrigliare il formidabile potere dell’entusiasmo
L’entusiasmo rivela un intenso sentimento di gioia, di ammirazione e di dedizione verso persone o ideali. La radice etimologica della parole entusiasmo è “Dio dentro”, derivante dalla parola greca “theos” (Dio) e “en” (dentro).
Uno stile educativo privo di entusiasmo non accende di passione e di energia divina lo stare insieme.
La mancanza di entusiasmo genera un’aria pesante e stagnante: per esempio l’innamoramento ha il potere di suscitare entusiasmo.
La vitalità di una coppia sta nel suo potere di generare entusiasmo nei progetti e nelle aspirazioni dello stare insieme: quando l’entusiasmo scema la coppia è in pericolo.
Facilmente si cercherà altrove (nel lavoro, in interessi extrafamiliari o in una nuova relazione affettiva) questa ricarica di vitalità e di benessere interiore.
Di fronte alle difficoltà della missione educativa possiamo focalizzarci sulle risorse creative dell’entusiasmo e trovare così la forza per superarle. È il giusto carburante che dà la forza per scalare una montagna.
A livello educativo un leader può produrre entusiasmo portando novità, idee, giochi, proposte, sorprese, divertimento, curiosità, ironia ed una sana allegria.
4) Rispettare la dignità degli altri
La dignità indica la condizione di onorabilità e di nobiltà morale che deriva all’uomo dalle sue qualità intrinseche o da meriti particolari: mancare di rispetto alla dignità del bambino è un crimine psicologico.
Il rispetto della dignità dell’altro è un punto cardine dell’essere leader: non si rispetta chi non ci rispetta; non ci si apre a chi ci offende; non si seguono i consigli di chi ci urla dietro; non si ascoltano le parole di chi ci porta a precipitare nel burrone della disistima.
Il genitore consapevole, buon leader, non oltrepassa mai i confini della sensibilità altrui e se per caso lo fa non esita a chiedere scusa.
Per quanto ovvie possano sembrare queste considerazioni non ci si allena mai abbastanza nell’osservare il rispetto verso la dignità di chi si educa.
È davvero facile cadere nella denigrazione, nell’istintivo insulto (“ma sei proprio uno stupido, non capisci niente, ecc.), nel deridere gli sbagli altrui. È bene ricordare che la mancanza di rispetto brucia i ponti della comunicazione, provocando tanta rabbia e risentimento.
5) Non assumere un atteggiamento apertamente critico
A nessuno piace essere duramente rimproverato o severamente criticato. Rimproveri eccessivi, disapprovazione, sarcastici commenti, continuo deprezzamento, profezie catastrofiche “non combinerai mai niente di buono..” determinano in chi li riceve paura di sbagliare, isolamento sociale, paura di essere disapprovato, basso livello di autostima, e comportamenti di esitamento.
Un educatore leader non teme di riprendere chi sbaglia ma lo fa con stile, con eleganza, con rispetto per la persona.
La critica dovrebbe essere fatta in forma privata per evitare il senso della pubblica umiliazione e della vergogna sociale.
6) Accordare alle persone un’alta stima
Quanto più un bambino si sente stimato tanto più riconosce e accetta l’autorità del suo educatore.
La stima è una vitamina essenziale per un sano sviluppo della struttura psichica di ogni individuo. Uno stile educativo che produce i virus della disistima è quello “iperansioso” (“non correre potresti cadere e farti male”, “non salire sull’altalena potresti scivolare e romperti una gamba”…) lancia la bambino convinzioni tipo: “i pericoli sono ovunque e potrebbero succedere cose terrificanti”, “bisogna stare sempre all’erta e preoccuparsi senza sosta di ciò che può avvenire”, “si può fare qualcosa solo se si ha la certezza che le cose vadano bene”.
Genitori che adottano un tale stile educativo tendono ad avere figli timidi, insicuri, sempre alla ricerca di sicurezza. Si può invitare alla prudenza e mettere in guardia dai possibili pericoli con un tono emozionale che infonde fiducia e sicurezza, anziché ansia e terrore.
Anche l’iperprotezione abbassa il livello di autostima: in questo stile educativo il genitore si preoccupa dell’incolumità emotiva in modo esagerato.
Si tratta di genitori che cercano di evitare al bambino ogni minima frustrazione perché temono che potrebbe soffrite in modo irreparabile per il resto della sua vita. Eppure un bambino deve avere la possibilità di imparare a tollerare i disagi e le frustrazioni.
La tolleranza alla frustrazione si sviluppa per gradi, tramite l’esperienza, durante le tappe dello sviluppo: se il genitore “risparmia” al bambino una giusta dose di frustrazione, questi si sentirà sopraffatto quando si troverà ad affrontare circostanze di disagio o sofferenza (anche le più lievi). Spesso ciò accade perché, inconsciamente è come se, riversando cure eccessive sul figlio, ci si prendesse cura del proprio bambino interiore ferito.
Va detto che una giusta dose di frustrazione fa nascere l’intelligenza, poiché è quando siamo sollecitati da situazioni d’emergenza che le nostre risorse intellettive si mettono in movimento, per permetterci di trovare le soluzioni atte a farci superare la situazione problematica.
7) Mantenere un senso di soddisfazione e di equilibrio nella propria vita
Ogni figlio ama vedere che il proprio genitore si prende cura di sé, che gode di buona salute e che si tiene in forma a vari livelli.
Un leader trasmette ottimismo e vitalità con il suo stile di vita ancora prima che con le parole: un insegnante depresso o scontento difficilmente saprà creare un clima coinvolgente ed entusiasmante.
A cura della
Dott.ssa Daniela Bartolini